Lucio Martino, giornalista professionista di Ancona è autore di libri di storia. Martino ha prestato servizio nel 1° Btg. Genio Minatori Garda a Udine durante il sisma del Friuli nel 1976. Socio Anget della Sezione di Trani. Tra le sue opere, un libro dal titolo “Catturati in Africa, internati in India: storie tra i reticolati”, Eidon Edizioni, Genova. Tra i prigionieri di guerra di cui Martino narra le vicissitudini, c’era anche Antonio Blasi, padre del sottoscritto. Il 23 giugno, Lucio Martino è stato a Udine e ha parlato della sua opera ai soci della nostra sezione ANGET e a rappresentanze anche dell’UTE di Buia. L’incontro è avvenuto appunto in quella data, presso la chiesa del Campo 57 a San Mauro, alle ore 17,30. Di seguito l’introduzione alla serata: Signore e signori buon pomeriggio, è per me un onore presentare questo signore, Dott. Lucio Martino, che, ricordo a tutti, viene da Ancona e che ha voluto essere qui, per una sorta di vicinanza che lui sente per queste lande in questa regione in cui lui ha vissuto nel 1976 perché militare nel 1° Btg. g m. Garda. Il Presidente della Sez. ANGET di Udine Col. Giuseppe Munno ha aderito con entusiasmo alla proposta da me formulata di programmare questo evento e ha dato la possibilità all’autore di presentare i suoi libri che narrano di prigionieri italiani in India (e non solo) in un ambiente in cui la presenza virtuale di internati è così incombente, perché come noto, la struttura che ci accoglie è dovuta all’opera di prigionieri di varie nazionalità, slavi inglesi australiani, neozelandesi qui internati durante la seconda guerra mondiale. Quindi tra queste mura che trasudano la sofferenza e i sacrifici dei militari qui reclusi, Lucio ci racconterà di altri nostri internati (qualcuno con stretti legami di parentela con il sottoscritto) che in altre parti del mondo hanno patito le stesse sofferenze e affrontato gli stessi sacrifici. Paolo Blasi
Il 5° Reggimento Genio sul Pausbio

Gen. Ridinò
https://newsicilia.it/mondo/cronaca/situazione-medio-oriente-a-tu-per-tu-con-il-generale-di-corpo-darmata-giovanni-ridino/1018845/
riunione della 2ª del 5°
Oggi 8 giugno 2025 gli appartenenti di quella che 51 anni fa era la 2ª Cp. del 5° Btg “Bolsena” si sono riuniti per rinverdire i ricordi di un periodo indimenticabile della loro vita. Ritengo di interpretare i sentimenti di tutti quelli del “Bolsena” per esprimere le più vive congratulazioni e migliori auguri per ulteriori numerosi incontri!
Sapia – Lieto evento!!!
Alle 23.55 del 7 maggio 2025 è nata Cecilia, nipote di Luciana e Giuseppe Sapia. Ritengo di interpretare i sentimenti di tutti noi del Bolsena nell’augurare ai nonni e ai genitori le nostre più vive felicitazioni per il lieto evento. Un abbraccio da parte di tutti noi Paolo Blasi
Incontro 14 giugno
Sabato 14 giugno ci siamo rivisti per un incontro durante il quale sono stati commemorati i tre militari (Lorenzo De Ruva, Maurizio Masiero, Adriano Beggio) morti a Valle Musi il 28 settembre 1984. La cerimonia così si è svolta:
– ore 10.15 raduno presso la chiesetta ANGET Camp 57 a Moimacco
– ore 10.30 Alza Bandiera
– a seguire discorso introduttivo seguito dallo scoprimento della targa che commemora i nostri tre sfortunati commilitoni, apposta
sul monumento ai Caduti all’esterno della Chiesa
– 10.40 onori ai Caduti con deposizione della corona
– Preghiera del geniere
– 10.50 I convenuti si accomoderanno all’interno della Chiesa per il discorso commemorativo e di celebrazione, e per la illustrazione, da parte del Presidente ANGET, delle peculiarità del luogo che ci ospita.
– 12.30 i convenuti si sono recati presso il ristorante “Il Cardinale” di Remanzacco per il pranzo conviviale
Su Whatsapp Il presidente della Sezione Anget Giuseppe Munno (encomiabile e inossidabile ufficiale di grande sensibilità, dedizione e disponibilità) ha voluto sottolineare il nostro incontro ampliando l’eco che tale evento merita!!! Grazie Presidente
A seguire il discorso che ho tenuto per la commemorazione:
Sono ormai passati 41anni da quel giorno, quel maledetto 28 settembre del 1984 nel quale si erano dovuti alzare di buon mattino. Il futuro era spalancato davanti a loro e nei loro animi le speranze, le ambizioni, le aspirazioni costellavano i loro orizzonti che sapevano di giovinezza, di allegria, di generosa predisposizione, insomma tutto era positivo, compresa quella lezione di tiro che cadenzava la vita del soldato e che pur non facendo parte delle consuetudini del geniere, che veniva addestrato a costruire, a scavare, a trasportare, a manovrare grosse macchine movimento terra e un numero ragguardevole di strumenti e attrezzature per interventi di ogni tipo per calamità e per pubblica utilità, era (ed è) fondamentale per la propedeutica dei nostri ragazzi. Tutti e tre erano saliti sui rispettivi mezzi di trasporto, Lorenzo e Maurizio come conduttori, e Adriano per svolgere la propria mansione di addetto alle trasmissioni. I CM 52 avevano trasportato, lenti ma sicuri, tutto quello che serviva per effettuare la lezione, soprattutto i soldati che sui cassoni erano stati condotti sulla linea di tiro. Il 3° Verbano aveva fornito il nucleo trasmissioni che Adriano caporal maggiore, coordinava, dando così supporto al 5° Bolsena (siamo sempre stati affratellati nella buona e nella cattiva sorte) per realizzare i collegamenti radio con la Caserma (Spaccamela). Era necessario installare un’antenna che doveva ampliare il raggio d’azione delle radio in dotazione e permettere di raggiungere la sede lontana circa 30 Km (in linea d’aria) al fine di permettere tempestive comunicazioni. Dopo che gli autocarri, liberati del loro carico, erano stati allineati nel parcheggio dell’area addestrativa, per i conduttori iniziava un lungo periodo di attesa che sarebbe terminato a fine giornata addestrativa quando avrebbero dovuto ricondurre il distaccamento in sede. A qualche centinaio di metri si effettuavano tutte le predisposizioni per la lezione di tiro, e la preparazione doveva essere accurata e seguita con attenzione e concentrazione. Anche il nucleo trasmettitori si dava da fare per sistemare le proprie attrezzature, compresa l’antenna che doveva essere innalzata. Perciò quando il Caporal Maggiore capo nucleo chiese ai conduttori un aiuto per effettuare l’operazione, questi furono ben lieti di dare una mano, sia perché a quell’età il cuore è generoso e impetuoso, poi per quella sorta di fratellanza che si crea nel nostro ambiente (e oggi noi qui credo che ne siamo testimonianza). Comunque questa partecipazione, questo offrirsi alla fatica per aiutare il commilitone quando ha bisogno è stato sempre l’emblema, l’etica, la peculiarità della nostra vita professionale: quando il commilitone chiama si corre senza neanche considerare per un momento la possibilità di tirarsi indietro. Solidarietà, altruismo, lealtà e dedizione, questo è il fondamento della nostra cultura comune. E allora forza, tutti intorno al palo per sollevarlo e toccare il cielo! Ma il cielo quella mattina era particolarmente lontano per quei ragazzi: erano in sei intorno all’oggetto (due guastatori e quattro pionieri) e a nessuno venne in mente di guardarlo quel cielo: se lo avessero fatto avrebbero potuto vedere che sopra le loro teste, a limitarne l’azzurro, incombeva quel cavo elettrico sospeso sul loro destino, un cavo da 15000 V. L’antenna sembrò animarsi di vita propria e si drizzò violentemente (così ci hanno raccontato i superstiti). La terribile scarica attraversò i loro corpi. Il tragico dito del fato indicò tre vittime e tre superstiti senza un’apparente logica se non quella dell’imperscrutabilità dei disegni celesti. Adriano Beggio, Lorenzo De Ruva e Maurizio Masiero rimasero a terra privi di vita cancellando in un attimo il loro futuro pieno di speranze e di progetti, lasciando nella costernazione tutto il mondo che li circondava, supportava ed amava. Mi ricordo che il saluto dei componenti di quello scaglione (e di quelli che li precedevano e seguivano) all’atto del loro congedamento fu particolarmente toccante e vibrava in ogni animo un sentimento di partecipazione e di solidarietà, quello stesso spirito di solidarietà che li ha portati all’estremo sacrificio. Ecco qui e adesso ci stiamo facendo largo tra le nebbie del passato per trarre da questa immane tragedia insegnamenti e motivi di coesione, quella stessa solidarietà, quella coesione, amalgama, reciproca assistenza che il sacrificio di questi ragazzi vuol celebrare e affermare in modo imperioso e inequivocabile e con la targa che abbiamo scoperto e la corona che abbiamo deposto mi piace pensare che abbiamo unito tutto questo oltre ai nostri buoni sentimenti, la limpidezza delle nostre vite, i tanti sacrifici che abbiamo affrontato. Unisce anche noi davanti a questi simboli che vogliono onorare la memoria di tutti i caduti, noi che proveniamo da diverse origini forse ma che i risultati da perseguire, gli obiettivi da raggiungere ha fortemente coeso e saldamente affratellato. Grazie di essere qui, un grazie particolare al Presidente della Sez. Anget (Col. Giuseppe Munno) e al suo staff che ci hanno permesso questa commemorazione in una cornice densa di significati storici e spirituali, in una struttura costruita da persone che, tramite l’edificazione di questo luogo di culto, volevano esternare la loro fede, finalizzare i sacrifici a cui erano sottoposti e le sofferenze che stavano patendo. A seguire il nostro Presidente Giuseppe Munno ci illustrerà le peculiarità di questo edificio, e ci trasporterà in quell’atmosfera che prima ha indotto le persone qui internate a costruirla e poi, quando la memoria stava per abbandonare ciò che questa chiesa significava, altri volenterosi, della nostra arma, a ricollocare nella giusta dimensione storica e concettuale, tramite una sapiente e attenta riedificazione, queste mura che il tempo aveva deteriorato. Ancora grazie a tutti voi perché con la vostra presenza testimoniate il forte desiderio, oltre che di celebrare i nostri cari defunti, di perpetuare l’amicizia e la stima non sempre espresse ma sempre provate, che ci hanno condotto qui tutti insieme sempre proiettati al bene della nostra nazione, all’ombra della nostra gloriosa Bandiera che avvolge l’anima dei nostri Caduti Viva il Bolsena, viva il genio, viva l’Italia
A fine pranzo:
Siamo al termine di questo incontro emozionante e coinvolgente, e qui davanti al nostro stemma oggi riprodotto su dolce supporto, ma per il quale abbiamo anche attraversato momenti che di dolce avevano ben poco, volevo sottolineare la soddisfazione di avere qui nostri commilitoni provenienti da varie parti d’Italia anche non proprio dietro l’angolo. Il numero rilevante di partecipanti a questo incontro mi da enorme gioia, anche perché volevo ricordare che questo gruppo, spontaneamente costituitosi, sopravvive da ormai 34 anni. Ha attraversato il trasferimento del Battaglione a Foggia (creando il motivo per cui il gruppo si è costituito nel 1991 e qui abbiamo uno dei creatori e sostenitori Giuseppe Sapia) e successivamente il 31 agosto 1995, lo abbiamo visto a Legnago (VR) alle dipendenze del Comando Regione Militare Nord Est. Dal 1º dicembre 1997 lo ha visto diventare parte integrante del neocostituito Raggruppamento Genio del Comando Supporti delle Forze Terrestri, fino al 1º dicembre 2000, quando cambiò per l’ennesima volta denominazione in 5º Battaglione Genio Guastatori Paracadutisti “Bolsena” ed entrando a far parte della Brigata Paracadutisti “Folgore”. Nel quadro dei provvedimenti volti alla trasformazione dell’unità, avvenne il successivo cambio di denominazione della stessa: dal 1º giugno 2001 prese il nome di 8º Battaglione (dal 2004 8º Reggimento genio guastatori paracadutisti “Folgore”). Abbiamo visto la nostra Bandiera relegata al Vittoriano fino al 1º gennaio 2003 infine, quando abbiamo finalmente veduto il reparto ricostituirsi nella sede di Macomer (NU) come 5º Reggimento genio guastatori, per trasformazione del preesistente 45º Reggimento “Reggio”, e inquadrato nella Brigata “Sassari”. La nostra Bandiera adesso è là, il “Bolsena” non c’è più come denominazione, ma ci siamo noi, noi siamo quelli del Bolsena!!! Sotto il nostro stemma ho voluto scrivere ”Sempre insieme…tutti” significando che idealmente insieme a noi oggi ci sono anche quelli che sono scomparsi ma che continuano a vivere nei nostri cuori. Ecco questi nostri incontri, peraltro sempre sostenuti e incoraggiati dalla nostra associazione d’arma (il cui Presidente è qui con noi!!!) hanno il vigore, l’interesse, sono la storia delle nostre vite professionali, che si intrecciano indissolubilmente con quelle personali e allora è importante che possano continuare, (abbiamo in mente, per il prossimo anno di organizzare l’incontro a Cavazzo) con l’entusiasmo, la partecipazione e la voglia di esserci che anche oggi avete dimostrato. Perciò non posso che concludere ringraziandovi, dandovi appuntamento al prossimo anno e lanciando insieme a voi quell’urlo che da sempre ha chiuso le nostre riunioni
Gen. Ridinò
Ancora Lui, grazie Generale!
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Mauro Flematti
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Fratello Sapia
Il fratello di Giuseppe Sapia à morto a Pistoia R.I.P.