Archivi giornalieri: 25/02/2021

Ricordi

Mauro Flematti ha voluto ricordare con un libro la sua avventura militare al Bolsena e qui di seguito uno stralcio del suo scritto:
Capitolo I^
“E’ finita”.
Chi grida è Fabio, ma io mi giro nella branda e voglio ancora dormire. Dormire? Sono passate poche ore da quando tutti i “fantasmi” del 2/1982 sono
andati a letto. Vorrei ancora dormire, ma Fabio ha svegliato tutta la camerata ed ora tutti gridano:
“E’ FINITA”.
Mi tocca aprire gli occhi, strofinarli con le mani, sbadigliare, e poi come im iei commilitoni gridare:
“E’ FINITA”.
Adesso sono ben sveglio e appoggiando i gomiti al materasso, faccio leva, alzo il busto e mi ritrovo seduto. Ora osservo la camerata. Vedo le due
piccole finestre che guardano a ovest e poi come ogni mattina, conto la decina di letti, singoli e a castello della “MIA” camerata. Siamo tutti
congedanti è quasi tutti sono seduti sulle brande, e sorridono. Il loro pensiero corre come il mio, agli ultimi preparativi per la partenza dalla
Caserma Pio Spaccamela di Udine, Compagnia Comando e Parco del V Battaglione Genio Pionieri Bolsena. Anche dalle altre camerate vicine giungono delle grida. C’è chi grida:
“E’ finita” e chi: “Siamo borghesi – borghesi borghesi”. Tra i miei amici e compagni Fabio e’ il più attivo.Mi guarda e dice:
“Questa notte non ho dormito. Ho fumato per tutta la notte”, e si sente, la camera e’ satura di un odore acre di sigaretta. Fabio continua
a dire:
“Si torna a casa”
e adesso lo canta. Anch’io come i miei compagni siamo stregati da Fabio e ora cantiamo: “Oggi si torna a casa”. Ore otto, siamo pronti. Scendiamo tutti in sala mensa e dopo
un’abbondante colazione, risaliamo il secondo piano della nostra compagnia
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per recuperare i bagagli. Poche cose; chi una valigia o chi come me lo zaino in dotazione militare verde oliva e il borsone blu “pircher” di Sondrio.
Finalmente in Piazza d’armi. Due autobus militari ci stanno aspettando e saranno loro che ci condurranno per l’ultima volta alla stazione di Udine.
Ma prima di lasciare definitivamente la “Spaccamela”, risalgo di corsa le scale della compagnia Comando e Parco e raggiungo l’Ufficio Rifornimenti.
Mille pensieri e ricordi mi attraversano per un attimo la mente. E’ qui, in questo ufficio, che ho trascorso la maggior parte della “naia” e ora so, che
dietro quella porta, i miei superiori, mi stanno aspettando. Li ho già salutati ieri sera, ma mi aspettano ancora per un ultimo saluto. Un colpo secco
ripetuto due volte a quella “porta”:
“Toc toc”
e dall’interno sento la voce squillante e riconoscibile del mio superiore Maresciallo Rimatori:
“Avanti”.
Entro e con rispetto, saluto alla militare. Subito osservo in modo particolare, gli occhi lucido del “mio” Maresciallo. “Ciao Flematti”. Quindi,
come se avessimo avuto lo stesso pensiero, ci avviciniamo, ci diamo una stretta di mano e per finire ci abbracciamo con forza. Poi mi guarda dritto
negli occhi:
“Mi dispiace che tu debba partire eh……… serberò di te un bellissimo ricordo”.
Per questa occasione, in ufficio sono presenti il Magg. Romeo, il Cap. Turco ed il Mar. Massafra. Mi salutano, mi tendono a turno la mano e mi danno
una sonora pacca sulla spalla. Si è creata un po’ di tensione. Del resto sono gli ultimi attimi in questo ufficio, in questa caserma ed è un addio a
persone a cui devo moltissima riconoscenza. Il Maggiore rompe il ghiaccio eh…..:
“Se passi da Udine vieni a trovarci”. (Tornerò ad Udine una decina d’anni dopo e rivedrò solamente il mio
superiore Rimatori). Ridiamo e dopo un ultimo saluto apro la porta ed esco. Mi fermo e per un
istante rimango a guardare le porte che si affacciano sul quel pianerottolo. Sono sei e a guardarle, mi si apre un mondo fatto di mille ricordi, tutti
legati a questo ambiente. Ogni porta un ufficio. Quello dove ho lavorato io occupa due locali eh…. subito penso i miei amici: Tiziano, Endrio e Marino. I
primi due sono partiti ieri (stesso mio scaglione). Il Marino Sessa no, lui……deve trascorrere ancora due mesi di naia alla Spaccamela. Guardo la porta
accanto. E’ l’Ufficio Auto. Il Ten. Paolo Blasi e Bertani, che amico! Sempre
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allegro, disponibile e come me tifoso dell’Inter. Questa squadra mi ricorda Michele Granziero. Veneziano e ultra tifoso del Milan. Ha lavorato fino a
gennaio nella Fureria della Comando e Parco e guardando la quarta porta che lo ha visto lavorare, penso a tutte quelle volte che ho richiesto una
licenza. Queste sempre poche eh …..che dire, centellinate. Una ogni quaranta giorni……… Il Capitano Turco………… Il mio Capitano, sempre nel suo
ufficio (la quinta porta del ripiano) e continuamente a gridare:
“Granziero!!!!!!”
Adesso mi volto e guardo la Mia porta. Sì la considero Mia e dietro c’è il Mio Ufficio…
Un ampio locale, alto circa quattro metri, dove immediatamente si notano due grandi finestre e guardando il soffitto, due lampade in alluminio.
Varcata la porta, subito a destra c’è un armadio in legno. Ha due ante in vetro. Le vedrò sempre chiuse a chiave e sui due ripiani, ed in perfetto
ordine, ci sono le mostrine del Battaglione Bolsena, gli stemmi, le bandiere, i gonfaloni e dei calendari con disegni ad acquarello, tutti a tema militare.
Accanto all’armadio, due sedie marroni e una piccola scrivania. Ha due cassetti. Nel primo, dal basso, sono riposti i fogli copiativi e la carta per
dattilografare. Nell’altro, più ampio e alto, c’è una vaschetta in bachelite, divisa in scomparti che contiene delle penne, delle matite, alcune gomme,
una cucitrice, due paia di forbici, dei fermagli di diverse misure e tantissimi spilli colorati. In una vecchia scatola di cartone ci sono dei timbri
dalle varie misure e diciture. Tre cuscinetti, uno nero, uno rosso ed uno blu sono impilati accanto alla scatola. Appoggiata sulla scrivania e leggermente
a desta, la macchina per scrivere Olivetti. La prima grande finestra ha delle inferriate e guarda verso sud. Io da lì, ho sempre guardato e osservato tutto
quello che succedeva in Piazza d’Armi. Accanto alla finestra un altro armadio a due ante. E’ pieno di faldoni di vari spessori e nel ripiano più in
basso c’e la scorta della cancelleria. Rivolta a est l’altra grande finestra.
Ma è fatta a porta e guarda su un terrazzo ricoperto di ghiaia. Questo collega due palazzine e due Compagnie del Battaglione: la Comando e Parco
e la Seconda. Davanti alla portafinestra c’è la scrivania in legno del Maresciallo Rimatori, con quattro cassetti ed una sedia girevole. Sopra sono
disposti un servizio da scrittoio in pelle nera e un apparecchio telefonico.
La ricordo sempre sommersa di cartellette e fogli di carta. Ora l’ultimo lato, quello a nord. Altri due armadi. Quello a destra ha tre ante ed è
pieno di fascicoli e raccoglitori. L’altro, quello a sinistra, è basso, ha due ante e contiene i vecchi incartamenti dell’Ufficio Rifornimenti. Io, in un
ripiano rimasto sempre vuoto e chiuso a chiave, ho riposto tutti i miei
effetti personali, ritenendoli qui, al sicuro.
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Descritto mentalmente “l’ufficio”, torno alla realtà quando qualcuno dall’androne della palazzina mi chiama ed allora scendo di corsa la rampa
di scale. Raccolgo i bagagli appoggiati sotto il porticato e raggiungo per ultimo l’autobus. Fabio mi aspetta sul fondo con la sigaretta tra la mano e
dice:
“Ti ho chiamato e tenuto il posto vicino a me”.
Mi sento felice, mi siedo e guardandolo negli occhi, gli do un finto pugno sulla spalla. So che ci saluteremo per un’ultima volta a Milano e come dice
lui:
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“El me Milan”.
L’autobus parte ed io appoggio la faccia al vetro eh…….guardo per l’ultima volta la Caserma Spaccamela. Il bus attraversa tutta la piazza d’armi e
quando arriva davanti al cancello aperto, svolta a destra ed imbocca la Via Fruch. La strada è ampia e su entrambi i lati ci sono parcheggi e piante di
medio fusto. Sono aceri. L’autobus percorre cento metri e allo stop, svolta a sinistra sulla via Cividale. Procede moderatamente, quindi attraversa la
linea ferroviaria Udine – Tarvisio ed arriva in Piazzale Oberdan. Qui svolta a sinistra e si immette sul Viale Trieste. Si ferma per tre volte e dopo aver
percorso a semicerchio il lungo viale, raggiunge la stazione. Adesso sono le nove e trenta e noi, scesi dall’autobus, entriamo nella stazione. Migliaccio
grida:
“Finalmente liberi”,
ma Luigi lo riprende eh….: “Ricordati che fin quando sei in divisa, se vedi un militare graduato, devi
salutare alla militare”.
Ma Migliaccio non lo ascolta e preso il basco, lo lancia in alto e di nuovo
grida:
“Finalmente sono libero”.
La maggior parte dei congedanti partirà con il treno Udine Mestre e con Fabio, Massimo e Luigi, abbiamo deciso di viaggiare insieme. Andiamo alla
biglietteria per la convalida del biglietto e quando Massimo lo ritira, dice:
“Questa volta finalmente…….. di sola andata”. Ma abbiamo ancora un po’ di tempo e allora andiamo al bar a prendere un
“espresso”. Poi raggiungiamo, tramite un sotto passo, il binario numero quattro. Il treno è già lì che ci aspetta e saliamo. Attraversiamo alcuni
scomparti ed infine ci sediamo in uno completamente libero. Sono le dieci e otto minuti e le porte vengono chiuse. Un lungo fischio alle dieci e dieci e
poi il treno lentamente parte e lascia la stazione di Udine.